atlantino


GESSO, 2011

In voluta antitesi con la tradizione dell’Atlante come Titano che sorregge la volta celeste, il fanciullo qui rappresentato non ha, ad una prima visione, una pesante sfera sulle spalle, anche se un “peso” lo opprime.

L’invisibile come non riducibile a concetti, cifre, ipotesi esplicative, è una condizione esistenziale ma anche una evidenza spirituale - ossimoro limite - così come la posizione del ragazzo è contemporaneamente prona ed in procinto di alzarsi per iniziare, finalmente, a trasformare, se ne sarà capace, la gravità in gioco.